s/Calvino o della libertà

Sabato 1 Aprile – ore 21:00
GARDONE VAL TROMPIA – INZINO
Cinema teatro – via Volta
ingresso 10 euro – ridotto 7 euro

uno spettacolo di Mario Perrotta
con Mario Perrotta
produzione Permàr, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore. Tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, è quello meno libero: ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire.

Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà.

E la cerca, la libertà, tra le pagine dei romanzi del “signor Calvino Italo”, la racconta come sa e come può, la trasforma in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi.

Il tutto mentre accanto scorre, amaramente ironica, la sua personalissima storia d’amore, una storia impossibile per quel corpo e quella lingua incapaci di parlare…

quale libertà

Libertà è una parola che segna con forza la nostra contemporaneità, soprattutto dopo che la recente pandemia ci ha ricordato drammaticamente il senso delle parole segregazione, isolamento, costrizione, solitudine. Oggi, ognuno di noi vorrebbe essere “libero”. Libero di fare, libero di muoversi, di autodeterminarsi, di dire la propria sui Social, di esprimere se stesso senza se e senza ma. Questo desiderio profondo e ancestrale di libertà, però, si scontra – e da sempre – con la libertà dell’altro, di chi mi sta accanto, di chi mi abita di fronte, di chi ha idee diverse dalle mie, di chi usa modi diversi dai miei per esporre il suo pensiero. E allora è il momento di riparlare di libertà, di riflettere su quel passaggio delicato e fondamentale in cui la “mia” libertà diventa la “nostra” libertà.

 Calvino in soccorso

Molti sono stati i mesi abitati da queste riflessioni e per ovvie ragioni, ma niente che sembrasse avere a che fare con la possibilità di un progetto teatrale. Poi, all’improvviso – ed era una notte d’inverno – Calvino. Corro a cercare la prima opera che trovo delle sue e cado sulla trilogia I nostri antenati; nella prefazione dello stesso Calvino, trovo scritto: «una trilogia sul come realizzarsi esseri umani, tre gradi di approccio alla libertà». È tutto lì, in quella frase, in quei capolavori letti prima con lo stupore giovanile e poi con il disincanto dell’adulto, è tutto in quell’anelito di libertà cercato tra i rami di un albero, in quella lettura che Calvino stesso fornisce del Barone: «la prima lezione che potremmo trarre dal libro è che la disobbedienza acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più rigorosa e ardua di quella a cui si ribella». E scorrono leggere le letture dei tre romanzi, seguite da città invisibili, comiche cosmiche, signori Palomar e giornate da scrutatore elettorale… Da questo lungo ri-percorrere la sua opera ne ho voluto trarre, come sempre ho fatto con i classici, un componimento originale per dare corpo e carne e teatro a quegli interrogativi sulla libertà, sull’autodeterminazione, interrogativi che, in modo costante e dominante, attraversano tutti i capolavori di Italo Calvino. Un omaggio personalissimo a un autore che ha saputo modellare la mia visione delle cose del mondo.    Mario Perrotta